Katharina Ortner
Gisela-Gymnasium, München/Germany (2002) on 2020-06-24

First of all, although long, your article had my full attention the whole time I was reading it, because of your writing style and vivid images you paint with your words! And as Yassine already pointed out, I too hope that especially the medical caretakers and nurses who, in Germany, are often severely overworked and underpaid will get a more adequate salary for the work they put in, not only during Corona but all the time. Something that I also noticed was how much I missed people: when we still had school, I saw most of my friends everyday and to have that suddenly ripped away felt strange... and as online school for us mainly consisted of “Do it Yourself “ coursework add mit video calls , you were alone a lot. As a result instead of watching Netflix for hours I was on Zoom and Skype a LOT. Now that school has started again I truly see how essential human contact/presence is for me, not only for company, but for learning. Exchanging ideas with others in “real time” is so much more effective and fulfilling than starting at a screen alone in your room.

Yassine Ipekli
Gisela-Gymnasium, München/Germany (2002) on 2020-06-23

Truly, medical staff is highly undervalued in our society. Ranging from doctors to nurses; most are currently under a high load of stress. And to add on top of that, hospitals weren´t properly equipped in the first crucial moments of this novel virus. But in my opinion, applause alone won´t cut it; we have to increase the salary of every medical staff that found itself amongst the chaos of Covid - and beyond that! Taking these actions will inevitably relieve the bulk of the overworked medical staff. And yes, school... We´re going to tell our grandsons how "we didn´t have school for 2 months" or "we had no exams anymore"; poor kids will pester us for the duration of time with a never-ending stream of questions. All jokes aside, after an extended time of no-school, I have come to the realisation that this status can not be upheld forever... Luckily, schools opened again and we´re slowly returning to the ante pandemum pensum.

Vivere il presente… per affrontare il domani
by Andrea Rauco (2004) Liceo Sesto Properzio, Assisi/Italy on 2020-06-21



The following article was originally written in Italian, during the Corona lockdown. To read the translations in English, German, French or Spanish, please, scroll down. 

The young writer from Assisi would be very happy to receive your comments. If you are a trait d’union editor, you may use the comment and discussion function next to the article. Otherwise you can send your comment to contributions@traitdunion.online. There you can also send your own ideas and contributions to this frame topic: "Corona - when disaster strikes in our lives: what young people think about the pandemic and its consequences." You can find suggestions on topics and forms of presentation here. If you discover passages in the translations for which you have found a better formulation, you are also welcome to send your suggestion to contributions@traitdunion.online. Thanks in advance!


Vivere il presente… per affrontare il domani

Quando agli inizi di marzo veniva diramata la quarantena in tutto il nostro Paese, nessuno si sarebbe mai aspettato la situazione alla quale cerchiamo di sfuggire oggi: centinaia di migliaia di persone contagiate da questo nemico terribile e invisibile, migliaia di morti, persone strappate alle proprie famiglie perché contagiate e costrette alla terapia intensiva. 

Ma, se da una parte abbiamo questa grande minaccia che sembra destinata a rovinare la nostra vita e tutto ciò che verrà, dall’altra abbiamo dei veri e propri eroi chiamati MEDICI: coloro che ci sono stati dal primo momento nel quale si è palesato il Coronavirus. Sono persone semplici, umili, con uno stipendio normalissimo che, mai come in questo momento, stanno mettendo in campo tutte le proprie forze psicofisiche e ogni mezzo possibile ed immaginabile per tentare di arginare i danni apparentemente invisibili ma ben tangibili del COVID-19. A loro deve andare un enorme applauso e il massimo supporto per il fatto di “essere costantemente sul pezzo”. Sono questi gli Eroi ai quali oggi Batman e Superman si inchinerebbero con assoluto rispetto, perché qui si vive nella realtà e non ci sono né Marvel né DC Comics che reggerebbero il confronto con queste persone.

Ed è proprio grazie a questi gesti se noi un domani potremmo tornare alla “normalità”, anche se, a mio avviso, il nostro domani è un po’ compromesso: questo virus è stata un’assoluta novità per tutto il mondo, soprattutto per Paesi come il nostro, i quali avevano guardato alla Cina come unico Paese nel quale l’epidemia si sarebbe fermata, per poi scoprire che non sarebbe stato così. Nessuno al giorno d’oggi si sarebbe mai aspettato che questo avvenimento ci avrebbe, per certi versi, catapultato indietro nel tempo alla peste del ‘300, al colera o alla febbre spagnola del 1920, anche visto il’ nostro ampio progresso tecnologico e sanitario raggiunto dall’uomo in questi ultimi anni.

Seguendo poi le parole degli esperti nel settore, i quali affermano che potrebbe esserci un’altra ondata di Covid-19 in autunno, mi viene da pensare che alcune delle misure già introdotte ora, dovranno poi tornare in vigore limitando gran parte delle nostre comodità, come accaduto fino ad adesso. Il nostro futuro prossimo ci vedrà, a parer mio, impegnati nella convivenza con il COVID, fino al momento in cui non si troverà un vaccino in grado di renderlo totalmente inoffensivo. 

Col tempo dovremmo saltuariamente fare a meno a certe abitudini alle quali eravamo affezionati: frequentare i nostri amici, vedere i nostri parenti più lontani, andare in luoghi dove il rischio che si formino degli assembramenti è alto, cenare nei ristoranti e altre comodità che, però, implicano la presenza massiccia di individui su una superficie limitata.

Ad oggi, vista la situazione, non è affatto facile, anzi, è pressoché impossibile comportarsi come Esterina: non basta scrollare le spalle per far sì che questo momento così buio non ci attanagli più. Bisogna fare ben altro ed è necessario che in questo periodo tutti ci dedichiamo a quelle piccole cose alle quali, circa due mesi fa, non avevamo mai dato la giusta considerazione.

Per me una cosa importantissima, per far sì che si viva in maniera più serena il presente, è parlare: si deve riprendere l’abitudine di comunicare tra noi, con le nostre famiglie, di scambiarci quei racconti, quelle storie, quei pensieri… un po’ come accadeva durante la peste nel Decamerone di Boccaccio. 

Questi sono tutti aspetti della nostra quotidianità che possono fare la differenza: ci possono aiutare a far passare il tempo, rinchiusi in questa prigione virtuale, a non farci perdere il senno, a farci scoprire degli aspetti delle persone a noi più vicine che prima non sapevamo esistessero. È affascinante scoprire come a volte tutti noi crediamo di conoscere, nella loro totalità, le persone con le quali passiamo maggiormente la maggior parte del nostro tempo, per poi accorgerci che c’è molto altro ancora... 

Prima avevo accennato alle piccole cose: per esempio vedere anche come una semplice partita a carte, una mano di Poker, un gioco da tavolo, possano risultare tutti metodi per far passare il tempo senza che esso, vissuto in questa epoca storica così travagliata, possa gravare e andare ad intaccare la nostra salute mentale e fisica, beni essenziali nel mantenimento del proprio raziocinio.

Un altro cambiamento in vista sarà quello relativo al comparto scuola: ormai è da un mese e mezzo che non si fa più rientro nelle nostre tanto odiate aule, che pian piano noi studenti stiamo tutti rimpiangendo. Ora siamo tenuti ad “andare” a scuola virtuale, con un’aula composta semplicemente dai nostri devices. Questo stravolgimento ce lo porteremo dietro per ancora molto tempo e probabilmente anche per una parte del prossimo anno scolastico. 

Devo confessare che suona molto strano svegliarsi alle 7.30 di mattina, non per prendere l’autobus, quanto per rimanere in casa nostra e partecipare alle videolezioni: sembra quasi un paradosso. Ma la situazione è questa e dobbiamo prenderla per com’è, sperando un giorno di ritornare ad assaporare quello che ci manca della scuola: esultare per un’assenza di una prof, la tachicardia pre- interrogazione, l’ansia pre-verifica, chiacchierare tra noi compagni con un occhio sempre rivolto verso la prof., temendo di essere richiamati, parlare con i bidelli mentre si va al bagno… Per noi adolescenti e studenti la scuola è il luogo che mai avremmo pensato di dover rimpiangere. Invece pure questo ci manca: possiamo dire sia uno dei tanti segni indelebili che il Virus ci sta lasciando e che ci lascerà per sempre nel nostro immaginario collettivo.

In conclusione, un pensiero speciale va a tutte le persone che hanno perso la vita a causa del Coronavirus, auspicando tutti insieme di riappropriarci, con il tempo e con i dovuti modi, della nostra LIBERTÀ.

 

To live in the present ... to face tomorrow

When, at the beginning of March, quarantine was spread throughout our country, no one would have ever expected the situation we are trying to escape today: hundreds of thousands of people infected by this terrible and invisible enemy, thousands of dead, people torn from their families because they were infected and forced into intensive care.

But, while on the one hand we have this great threat that seems destined to ruin our lives and all that is to come, on the other hand we have real heroes called DOCTORS: those who have been there from the first moment the Coronavirus appeared. They are simple, humble people, with a very normal salary who, never before as in this moment, are putting all their psychophysical forces and every possible and imaginable means to try to stem the apparently invisible but tangible damage of COVID-19. They must be given a huge applause and the maximum support for "being constantly on the ball". These are the Heroes to whom today Batman and Superman would bow with absolute respect, because here we live in reality and there are neither Marvel nor DC Comics that would stand up to these people.

And it is thanks to these gestures that tomorrow we could return to "normality", even if, in my opinion, our tomorrow is a bit compromised: this virus has been an absolute novelty for the whole world, especially for countries like ours, which had looked at China as the only country where the epidemic would stop, only to discover that it would not be so. No one today would have ever expected that this event would have, in some ways, catapulted us back in time to the plague of the 14th century, cholera or the Spanish fever of 1920, even given our extensive technological and health progress achieved by man in recent years.

Then, following the words of experts in the field, who say that there could be another wave of Covid-19 in the autumn, it occurs to me that some of the measures already introduced now will have to come back into force, limiting much of our comfort, as has happened until now. Our near future will, in my view, see us engaged in coexistence with COVID until such time as we find a vaccine that will make it totally harmless. 

In time we should occasionally do without certain habits to which we were fond of: hanging out with our friends, seeing our more distant relatives, going to places where the risk of the formation of crowds is high, dining in restaurants and other amenities that, however, imply the massive presence of individuals on a limited area.

Nowadays, given the situation, it is not easy at all, on the contrary, it is almost impossible to behave like Esterina: it is not enough to shrug our shoulders to ensure that this dark moment no longer grips us. We need to do much more than that, and it is necessary that during this period we all devote ourselves to those little things which, about two months ago, we had never given the right consideration.

For me, one very important thing, in order to make us live the present in a more serene way, is to talk: we must resume the habit of communicating with each other, with our families, of exchanging those stories, those stories, those thoughts... a bit like what happened during the plague in Boccaccio’s Decameron.

These are all aspects of our daily life that can make a difference: they can help us to pass the time, locked up in this virtual prison, not to lose our minds, to discover aspects of the people closest to us that we did not know existed before. It is fascinating to discover how sometimes we all think we know, in their totality, the people with whom we spend most of our time, only to realize that there is much more...

Earlier I had mentioned the small things: for example, to see how a simple game of cards, Poker cards, a table game, can all be methods to pass the time without – living in this troubled historical era – burdening and affecting our mental and physical health, essential assets in maintaining our sanity and reason.

Another change in sight will be the one related to the school sector: for a month and a half now, there is no return to our much-hated classrooms, which we students are all slowly regretting. Now we are required to "go" to virtual school, with a classroom composed simply by our devices. This upheaval will be with us for a long time to come and probably for part of the next school year.

I must confess that it sounds very strange to wake up at 7.30 a.m., not to take the bus, but to stay in our house and take part in the video lessons: it seems almost a paradox. But this is the situation and we have to take it as it is, hoping one day to return to savor what we miss about school: rejoicing at the absence of a teacher, pre-question tachycardia, pre-verification anxiety, chatting with our classmates with one eye always on the teacher, fearing to be called back, talking to the janitors on the way to the bathroom... . For us teenagers and students, school is the place we never thought we’d regret. Instead we miss this too: we can say it is one of the many indelible signs that the Virus is leaving us and that it will leave us forever in our collective imagination.

In conclusion, a special thought goes to all the people who have lost their lives because of the Coronavirus, hoping all together to regain, with time and in the right way, our FREEDOM.

 

In der Gegenwart leben ... um sich der Zukunft zu stellen

Als Anfang März die Quarantäne über unser ganzes Land verhängt wurde, hätte niemand jemals mit der Situation gerechnet, der wir heute zu entkommen versuchen: Hunderttausende von Menschen, die von diesem schrecklichen und unsichtbaren Feind infiziert wurden, Tausende von Toten, Menschen, die ihren Familien entrissen wurden, weil sie infiziert waren und auf die Intensivstation mussten.

Aber während wir auf der einen Seite diese große Bedrohung haben, die unser Leben und alles, was noch kommen wird, zu ruinieren scheint, haben wir auf der anderen Seite wirkliche Helden, die MEDIZINER genannt werden: diejenigen, die vom ersten Moment des Auftauchens des Coronavirus an dabei waren. Es sind einfache, bescheidene Menschen mit einem ganz normalen Gehalt, die, noch nie zuvor wie in diesem Augenblick, all ihre psychophysischen Kräfte und alle möglichen und denkbaren Mittel einsetzen, um zu versuchen, den scheinbar unsichtbaren, aber greifbaren Schaden von COVID-19 einzudämmen. Sie müssen einen riesigen Applaus und die größtmögliche Unterstützung dafür erhalten, „ständig am Ball zu sein“. Dies sind die Helden, vor denen sich heute Batman und Superman mit absolutem Respekt verneigen würden, denn hier leben wir in der Realität, und es gibt weder Marvel noch DC Comics, die diesen Menschen die Stirn bieten würden.

Und es ist diesen Gesten zu verdanken, dass wir morgen zur „Normalität“ zurückkehren können, auch wenn unser Morgen meiner Meinung nach ein wenig kompromittiert ist: Dieses Virus war ein absolutes Novum für die ganze Welt, insbesondere für Länder wie das unsere, die China als einziges betroffenes Land betrachtet hatten, in dem die Epidemie schon wieder aufhören würde, nur um dann festzustellen, dass es nicht so sein würde. Niemand hätte heute jemals erwartet, dass uns dieses Ereignis trotz der umfangreichen technologischen und gesundheitlichen Fortschritte, die der Mensch in den letzten Jahren erzielt hat, in gewisser Weise in die Zeit der Pest des 14. Jahrhunderts, der Cholera oder des Spanischen Fiebers von 1920 zurückkatapultieren würde.

Dann, nach den Worten von Experten auf diesem Gebiet, die sagen, dass es im Herbst eine weitere Welle von Covid-19 geben könnte, fällt mir ein, dass einige der bereits jetzt eingeführten Maßnahmen wieder in Kraft treten müssen, wodurch ein Großteil unseres Komforts eingeschränkt wird, wie es bisher geschehen ist. In unserer nahen Zukunft werden wir meines Erachtens so lange mit COVID koexistieren, bis wir einen Impfstoff finden, der es völlig unschädlich macht. 

Mit der Zeit sollten wir gelegentlich auf bestimmte Gewohnheiten verzichten, die uns lieb waren: mit unseren Freunden abhängen, unsere entfernteren Verwandten sehen, an Orte gehen, wo die Gefahr der Bildung von Menschenmassen hoch ist, in Restaurants und anderen Einrichtungen essen, die jedoch die massive Präsenz von Einzelpersonen auf einem begrenzten Gebiet voraussetzen.

Heutzutage ist es angesichts der Situation überhaupt nicht leicht, im Gegenteil, es ist fast unmöglich, sich wie Esterina zu verhalten: es reicht nicht aus, mit den Achseln zu zucken, damit uns dieser dunkle Moment nicht mehr packt. Wir müssen viel mehr als das tun, und es ist notwendig, dass wir uns in dieser Zeit all den kleinen Dingen widmen, die wir vor etwa zwei Monaten noch nicht richtig berücksichtigt hatten.

Für mich ist eine sehr wichtige Sache, damit wir die Gegenwart in einer ruhigeren Art und Weise leben können, das Reden: Wir müssen wieder die Gewohnheit annehmen, miteinander zu kommunizieren, mit unseren Familien, diese Geschichten, diese Gedanken auszutauschen... ein bisschen so, wie es während der Pest in Boccaccios Dekameron geschah.

All dies sind Aspekte unseres täglichen Lebens, die einen Unterschied machen können: Sie können uns helfen, uns die Zeit, die wir in diesem virtuellen Gefängnis eingesperrt sind, zu vertreiben, unseren Verstand nicht zu verlieren und Seiten an den uns am nächsten stehenden Menschen zu entdecken, von denen wir vorher nicht wussten, dass sie existierten. Es ist faszinierend zu entdecken, wie wir alle manchmal glauben, die Menschen, mit denen wir die meiste Zeit verbringen, in ihrer Gesamtheit zu kennen, nur um dann festzustellen, dass es noch viel mehr gibt...

Zuvor hatte ich bereits die kleinen Dinge erwähnt: zum Beispiel sehen, wie ein einfaches Kartenspiel, ein Poker-Blatt oder ein Tischspiel alles Methoden sein können, sich die Zeit zu vertreiben, ohne in dieser unruhigen historischen Epoche unsere geistige und körperliche Gesundheit zu belasten und zu beeinträchtigen; ein wesentliches Kapital zur Erhaltung unseres gesunden Menschenverstandes.

Eine weitere Veränderung ist in Sicht, die den Schulbereich betrifft: Seit anderthalb Monaten gibt es keine Rückkehr in unsere verhassten Klassenzimmer mehr, was wir Schülerinnen und Schüler alle langsam bedauern. Jetzt müssen wir in eine virtuelle Schule „gehen“, mit einem Klassenzimmer, das nur aus unseren Geräten besteht. Dieser Umbruch wird uns noch lange Zeit begleiten und wahrscheinlich einen Teil des nächsten Schuljahres andauern.

Ich muss gestehen, dass es sehr seltsam klingt, um 7.30 Uhr aufzuwachen, nicht um den Bus zu nehmen, sondern um in unserem Haus zu bleiben und an den Video-Lektionen teilzunehmen: es scheint fast ein Paradoxon zu sein. Aber das ist die Situation, und wir müssen sie so nehmen, wie sie ist, in der Hoffnung, eines Tages zurückzukehren, um das zu genießen, was wir an der Schule vermissen: sich über die Abwesenheit eines Lehrers zu freuen, Herzjagen vor dem Ausgefragtwerden, Angst vor Tests, mit unseren Klassenkameraden zu quatschen, wobei wir immer ein Auge auf den Lehrer haben, Angst, aufgerufen zu werden, mit den Hausmeistern auf dem Weg zur Toilette zu reden... Für uns Teenager und Schüler ist die Schule der Ort, von dem wir nie dachten, dass wir ihn vermissen würden. Allerdings fehlt uns auch dies: Wir können sagen, dass es eines der vielen unauslöschlichen Zeichen ist, dass das Virus uns verlässt und dass es uns für immer in unserer kollektiven Vorstellung zurücklassen wird.

Abschließend geht ein besonderer Gedanke an all die Menschen, die wegen des Coronavirus ihr Leben verloren haben, in der Hoffnung, dass alle zusammen mit der Zeit und auf die richtige Art und Weise unsere FREIHEIT zurückgewinnen.

 

Vivre dans le présent ... pour faire face à demain

Lorsque, début mars, la quarantaine s’est étendue à tout le pays, personne ne se serait attendu à la situation à laquelle nous essayons de nous soustraire aujourd’hui : des centaines de milliers de personnes infectées par ce terrible et invisible ennemi, des milliers de morts, des personnes arrachées à leur famille parce qu’elles ont été infectées et forcées de se rendre aux soins intensifs.

Mais, alors que d’un côté nous avons cette grande menace qui semble destinée à ruiner nos vies et tout ce qui est à venir, de l’autre côté nous avons de véritables héros appelés MÉDECINS : ceux qui sont là depuis le premier moment où le Coronavirus est apparu. Ce sont des gens simples, humbles, avec un salaire très normal qui, jamais auparavant comme en ce moment, mettent toutes leurs forces psychophysiques et tous les moyens possibles et imaginables pour essayer d’endiguer les dégâts apparemment invisibles mais tangibles de COVID-19. Il faut les applaudir très fort et leur donner le maximum de soutien pour "être constamment sur le terrain". Ce sont les héros auxquels Batman et Superman s’inclineraient aujourd’hui avec un respect absolu, car ici nous vivons dans la réalité et il n’y a ni Marvel ni DC Comics qui s’opposeraient à ces gens.

Et c’est grâce à ces gestes que demain nous pourrions revenir à la "normalité", même si, à mon avis, notre avenir est un peu compromis : ce virus a été une nouveauté absolue pour le monde entier, en particulier pour des pays comme le nôtre, qui avaient considéré la Chine comme le seul pays concerné : où l’épidémie s’arrêterait, pour découvrir qu’il n’en serait rien. Personne aujourd’hui n’aurait jamais pensé que cet événement nous aurait, d’une certaine manière, catapultés dans le temps vers le fléau du 14ème siècle, le choléra ou la fièvre espagnole de 1920, même au vu des importants progrès technologiques et sanitaires réalisés par l’homme ces dernières années.

Ensuite, en suivant les paroles des experts en la matière, qui disent qu’il pourrait y avoir une autre vague de Covid-19 à l’automne, il me semble que certaines des mesures déjà introduites maintenant devront revenir en vigueur, limitant une grande partie de notre confort, comme cela s’est produit jusqu’à présent. Dans un avenir proche, nous allons, à mon avis, nous engager dans une coexistence avec le COVID jusqu’à ce que nous trouvions un vaccin qui le rende totalement inoffensif. 

Avec le temps, nous devrions parfois nous défaire de certaines habitudes auxquelles nous étions attachés : traîner avec nos amis, voir nos parents plus loin, aller dans des endroits où le risque de formation de foules est élevé, manger dans des restaurants et autres établissements qui, cependant, impliquent la présence massive d’individus sur une zone limitée.

Aujourd’hui, vu la situation, ce n’est pas du tout facile, au contraire, il est presque impossible de se comporter comme l’Esterina : il ne suffit pas de hausser les épaules pour que ce moment sombre ne nous saisisse plus. Nous devons faire beaucoup plus que cela, et il est nécessaire que pendant cette période, nous nous consacrions tous à ces petites choses auxquelles, il y a environ deux mois, nous n’avions jamais accordé la bonne attention.

Pour moi, une chose très importante, pour vivre le présent de manière plus sereine, c’est de parler : nous devons reprendre l’habitude de communiquer entre nous, avec nos familles, d’échanger ces histoires, ces récits, ces pensées... un peu comme cela s’est passé pendant la peste dans le Décaméron de Boccace.

Ce sont tous des aspects de notre vie quotidienne qui peuvent faire la différence : ils peuvent nous aider à passer le temps, enfermés dans cette prison virtuelle, à ne pas perdre la tête, à découvrir des aspects des personnes les plus proches de nous dont nous ignorions l’existence auparavant. Il est fascinant de découvrir comment, parfois, nous pensons tous connaître, dans leur totalité, les personnes avec lesquelles nous passons la plupart de notre temps, pour se rendre compte qu’il y a bien plus...

J’avais mentionné plus tôt les petites choses : par exemple, pour voir comment un simple jeu de cartes, une main de Poker, un jeu de table, peuvent tous être des méthodes pour passer le temps sans que, vécu dans cette époque historique troublée, ça puisse charger et affecter notre santé mentale et physique, atouts essentiels pour maintenir notre bon raisonnement.

Un autre changement en vue sera celui lié au secteur scolaire : depuis un mois et demi maintenant, il n’y a pas de retour dans nos salles de classe tant détestées, ce que nous, les étudiants, regrettons tous lentement. Nous devons maintenant "aller" à l’école virtuelle, avec une classe composée simplement par nos appareils. Ce bouleversement nous accompagnera encore longtemps et probablement pendant une partie de la prochaine année scolaire.

Je dois avouer que cela semble très étrange de se réveiller à 7h30, non pas pour prendre le bus, mais pour rester chez nous et participer aux leçons vidéo : cela semble presque un paradoxe. Mais c’est la situation et nous devons la prendre comme elle est, en espérant pouvoir un jour revenir pour savourer ce qui nous manque à l’école : se réjouir de l’absence d’un professeur, la tachycardie avant les questions, l’anxiété avant les vérifications, bavarder avec nos camarades de classe en gardant toujours un œil sur le professeur, craindre d’être rappelé, parler aux concierges en allant aux toilettes... Pour nous, adolescents et étudiants, l’école est l’endroit que nous n’aurions jamais pensé regretter. Au lieu de cela, nous manquons aussi ceci : nous pouvons dire que c’est l’un des nombreux signes indélébiles que le virus nous quitte et qu’il nous laissera pour toujours dans notre imagination collective.

En conclusion, une pensée particulière va à toutes les personnes qui ont perdu la vie à cause du Coronavirus, espérant tous ensemble retrouver, avec le temps et de la bonne manière, notre LIBERTÉ.

 

Vivir en el presente ... para enfrentar el mañana

Cuando, a principios de marzo, la cuarentena se extendió por todo nuestro país, nadie hubiera esperado la situación de la que hoy intentamos escapar: cientos de miles de personas infectadas por este terrible e invisible enemigo, miles de muertos, personas arrancadas de sus familias por estar infectadas y obligadas a cuidados intensivos.

Pero, mientras que por un lado tenemos esta gran amenaza que parece destinada a arruinar nuestras vidas y todo lo que está por venir, por otro lado tenemos verdaderos héroes llamados MÉDICOS: aquellos que han estado allí desde el primer momento en que el Coronavirus apareció. Son personas sencillas, humildes, con un salario muy normal que, nunca antes como en este momento, están poniendo todas sus fuerzas psicofísicas y todos los medios posibles e imaginables para tratar de frenar el daño aparentemente invisible pero tangible de COVID-19. Deben recibir un gran aplauso y el máximo apoyo para "estar constantemente en la pieza". Estos son los héroes ante los que hoy Batman y Superman se inclinarían con absoluto respeto, porque aquí vivimos en la realidad y no hay ni Marvel ni DC Comics que se enfrenten a estas personas.

Y es gracias a estos gestos que mañana podríamos volver a la "normalidad", aunque, en mi opinión, nuestro mañana está un poco comprometido: este virus ha sido una novedad absoluta para todo el mundo, especialmente para países como el nuestro, que había mirado a China como el único país donde la epidemia se detendría, sólo para descubrir que no sería así. Nadie hoy en día hubiera esperado que este evento nos hubiera catapultado, de alguna manera, hacia atrás en el tiempo a la plaga del siglo XIV, al cólera o a la fiebre española de 1920, incluso dados nuestros amplios avances tecnológicos y sanitarios logrados por el hombre en los últimos años.

Entonces, siguiendo las palabras de los expertos en la materia, que dicen que podría haber otra oleada de Covid-19 en el otoño, se me ocurre que algunas de las medidas ya introducidas ahora tendrán que volver a entrar en vigor, limitando gran parte de nuestra comodidad, como ha sucedido hasta ahora. Nuestro futuro cercano, en mi opinión, nos verá comprometidos en la coexistencia con COVID hasta que encontremos una vacuna que lo haga totalmente inofensivo. 

Con el tiempo debemos prescindir ocasionalmente de ciertos hábitos que nos gustaban: salir con nuestros amigos, ver a nuestros parientes más lejos, ir a lugares donde el riesgo de formación de multitudes es alto, cenar en restaurantes y otras comodidades que, sin embargo, implican la presencia masiva de individuos en un área limitada.

Hoy en día, dada la situación, no es nada fácil, al contrario, es casi imposible comportarse como Esterina: no basta con encogerse de hombros para que este oscuro momento no nos atrape más. Es necesario que hagamos mucho más que eso, y es necesario que durante este período nos dediquemos todos a esas pequeñas cosas que, hace unos dos meses, nunca habíamos considerado correctamente.

Para mí una cosa muy importante, para vivir el presente de una manera más serena, es hablar: debemos recuperar el hábito de comunicarnos entre nosotros, con nuestras familias, de intercambiar esas historias, esos relatos, esos pensamientos... un poco como ocurrió durante la peste en el Decamerón de Boccaccio.

Todos estos son aspectos de nuestra vida diaria que pueden marcar la diferencia: pueden ayudarnos a pasar el tiempo, encerrados en esta prisión virtual, a no perder la cabeza, a descubrir aspectos de las personas más cercanas a nosotros que antes no sabíamos que existían. Es fascinante descubrir cómo a veces todos pensamos que conocemos, en su totalidad, a las personas con las que pasamos la mayor parte de nuestro tiempo, sólo para darnos cuenta de que hay mucho más...

Anteriormente había mencionado las pequeñas cosas: por ejemplo, ver cómo un simple juego de cartas, una mano de Poker, un juego de mesa, pueden ser métodos para pasar el tiempo, viviendo en esta época histórica problemática, sin que puedan cargar y afectar nuestra salud mental y física; activos esenciales para mantener la propia razón.

Otro cambio a la vista será el relacionado con el sector escolar: desde hace un mes y medio ya no hay vuelta atrás en nuestras odiadas aulas, de las que los estudiantes nos arrepentimos poco a poco. Ahora se nos exige "ir" a la escuela virtual, con un aula compuesta simplemente por nuestros dispositivos. Esta agitación estará con nosotros por mucho tiempo y probablemente por parte del próximo año escolar.

Debo confesar que suena muy extraño levantarse a las 7.30 de la mañana, no para tomar el autobús, sino para quedarse en nuestra casa y participar en las lecciones de video: parece casi una paradoja. Pero esta es la situación y debemos tomarla como es, esperando un día volver a saborear lo que echamos de menos de la escuela: alegrarnos por la ausencia de un profesor, taquicardias previas a las preguntas, ansiedad previa a la verificación, charlar con nuestros compañeros con un ojo siempre sobre el profesor, temer que nos llamen de nuevo, hablar con los conserjes de camino al baño... Para nosotros, los adolescentes y los estudiantes, la escuela es el lugar del que nunca pensamos que nos arrepentiríamos. En cambio, también echamos de menos esto: podemos decir que es uno de los muchos signos indelebles de que el Virus nos está dejando y que nos dejará para siempre en nuestra imaginación colectiva.

En conclusión, un pensamiento especial va para todas las personas que han perdido sus vidas por el Coronavirus, esperando todos juntos recuperar, con tiempo y de la manera correcta, nuestra LIBERTAD.