Katharina Ortner
Gisela-Gymnasium, München/Germany (2002) on 2020-06-24

Lots of the thoughts you had, I had too. Thinking back to the lockdown, I noticed that after exactly 2 weeks with virtually no human contact, I was starting to spiral mentally. I over thought everything, my mind Wanderung to every little thing that has ever bothered it and dissecting it. What helped me in the end was making plans for when quarantine and social distancing is over: the places I’d go, the people I’d see, the things I’d do. Regarding your thoughts about who you are: I think no one is ever too young to know who they are. Maybe you change during your teenage years and you’ll be a slightly different person and you’ll ask yourself again who you are, but that doesn’t mean you didn’t know who you were back then. You go through phases, but you’re always you. Your definition of yourself might change, but the essence of what makes you you will always be there.

Ferdinand Putz
Gisela-Gymnasium, München/Germany (2002) on 2020-06-24

Hello Vittoria, it takes a lot of courage to talk about fears and the things that make you feel uncomfortable. It takes even more courage to do that publicly and you did very well in expressing your feelings in writing your article! I think it's a great idea to confront yourself with things that make you feel uncomfortable. The only hard thing for me while reading the text was understanding the part where you are mentioning your friends, you could have described them a little bit more, it would be easier for an outsider to understand that part of the text. It was a very nice article to read, and the expression of your Emotions makes it very personal and unique. Keep on writing, it was honestly great reading your article! Kind regards, Ferdi :)

Uno, Nessuno e Centomila
by Vittoria Lupattelli (2004) Liceo Sesto Properzio, Assisi/Italy on 2020-06-21



The following article was originally written in Italian, during the Corona lockdown. To read the translations in English, German, French or Spanish, please, scroll down. 

The young lady from Assisi would be very happy to receive your comments. If you are a trait d’union editor, you may use the comment and discussion function next to the article. Otherwise you can send your comment to contributions@traitdunion.online. There you can also send your own ideas and contributions to this frame topic: "Corona - when disaster strikes in our lives: what young people think about the pandemic and its consequences." You can find suggestions on topics and forms of presentation here. If you discover passages in the translations for which you have found a better formulation, you are also welcome to send your suggestion to contributions@traitdunion.online. Thanks in advance!

 

“Uno, Nessuno e Centomila”

Una domanda che molte volte mi viene posta è: ”Te lo saresti mai aspettato che un giorno sarebbe potuto accadere tutto questo?” La mia risposta ricorrente a questa domanda è che no, non me lo sarei mai aspettato che un giorno sarebbe potuto succedere tutto questo; a volte rido quando ci penso: nonostante gli ormai 43 giorni di quarantena passati in casa mi sembra ancora tutto così astratto e surreale… Quando alla mia tanto odiata scuola studiavamo i “Promessi Sposi” e si parlava di peste non riuscivo ad immaginarmi cosa potessero pensare le persone in una pandemia come quella: mi sembrava una cosa così lontana dalla mia vita, in fondo, come potevo pensare che da lì a poche settimane sarei dovuta rimanere in casa proprio a causa di una pandemia MONDIALE?

Ritengo questa situazione ancora molto lontana da me come già detto, forse perché non voglio accettare di dover combattere con i miei mostri interiori e allo stesso tempo combatterli da sola perché, checché se ne dica, per quanto ci si possa sfogare con qualcuno, in queste situazioni si è tutti soli.

Penso che sia una domanda frequente che tutti o per lo meno la maggior parte delle persone in questo periodo si è fatta è: “Chi sono?”. Io ancora non sono riuscita a capirlo, può darsi per la mia immaturità oppure per il fatto di essere ancora troppo giovane per riuscire a capire chi sono veramente. Come direbbe Pirandello in “Uno, Nessuno e Centomila” ognuno ha una maschera per i vari ruoli che deve ricoprire nella propria vita eppure non sono soddisfatta di nessuno di questi tanti ruoli. Vorrei essere e dare tanto per tutti i “personaggi” che ricopro eppure mi sento un fallimento in tutto. Già sento le voci della mia coscienza e delle persone che mi circondano che dicono “Sei solo un’adolescente, ne hai di tempo per migliorarti. In fondo chi in adolescenza non ha avuto questi complessi di inferiorità?” eppure, pe quanto me ne convinca ne soffro un sacco specialmente in questo maledettissimo periodo di quarantena in cui ogni piccola paura si ingrandisce. Una cosa di me che ho capito durante questo periodo è che più cerco di capire i miei problemi, più cerco di entrarci dentro per capirli da vicino più ne esco “incasinata” più di quanto mi paresse di esserlo prima che in sé è una contraddizione assurda per una ragazza che studia Scienze umane ahahahah.

“Sono solo in mezzo ad un temporale”, è una frase di una canzone in cui è espressa una sensazione che mi sembra di sperimentare in prima persona in cui più volte mi sono rispecchiata: rido pensando a quando l’ascoltavo dopo l’ennesima delusione d’amore subita però ora che sono letteralmente “sola in mezzo ad un temporale” mi viene da piangere.

A volte penso anche a quanto anche il semplice alzarmi la mattina e correre verso il pullman essendo perennemente in ritardo mi manchi: mi manca la mia quotidianità, l’andare a scuola camminando sotto quel caldo infernale o quel freddo assurdo(se c’è una cosa che ho imparato è che ad Assisi il clima non conosce vie di mezzo, mi manca uscire con gli amici, figuriamoci che mi mancano pure le serate che tanto odiavo quando ci si faceva la maratone di qualche film Marvel.

Mi mancano i momenti tristi e malinconici dovuti a qualcosa o qualcuno perché comunque, in un modo o nell’altro riuscivo a provare delle emozioni. Mi mancano le ansie pre-concerto, mi manca chiamare Rachele e dirle che sto sotto casa sua e sentire le sue urla dove dice che è indecente anche se è sempre bellissima (anche se non se ne rende conto), mi manca sentire Teresa che urla per l’uscita di una data di un concerto, mi mancano anche le sue sgridate per qualche cavolata fatta, pensa come mi sono ridotta (ahahahahah)!!. Mi manca Giovanni e i suoi “come fa a piacerti Frozen a sedici anni” anche se lui è il primo che se sente la parola “Star Wars” non può far altro che iniziare un discorso infinito sulla perfezione di quel film. Mi manca la solarità di Beatrice che mi mette felicità anche se sono nelle peggiori condizioni emotive.

Sono stanca ma allo stesso tempo felice perché so che un giorno, finito tutto questo, potrò riabbracciare tutti i miei amici più forte di prima, ora so che devo dar più importanza anche alle piccole cose che in fondo tanto piccole non sono.

 

"One, None and 100,000"

One question I’m asked many times is, "Did you ever see this coming?" My recurring answer to this question is that no, I never expected that one day all this would happen; sometimes I laugh when I think about it: despite the 43 days of quarantine spent in the house it still seems so abstract and surreal... When at my much hated school we studied the "Betrothed" and there was talk of the plague, I couldn’t imagine what people might think in a pandemic like that: it seemed so far from my life, after all, how could I think that in a few weeks I would have to stay at home because of a WORLD pandemic?

I think this situation is still very far from me, as I have already said, maybe because I don’t want to accept having to fight with my inner monsters and at the same time fight them alone because, no matter how much you can vent to someone, in these situations you are all alone.

I think it’s a common question that everyone or at least most people in this period have asked themselves is: "Who am I?". I haven’t been able to understand it yet, maybe because of my immaturity or because I’m still too young to understand who I really am. As Pirandello would say in "Uno, Nessuno e Centomila" everyone has a mask for the various roles he has to play in his life and yet I am not satisfied with any of these many roles. I would like to be and give a lot for all the "characters" I cover and yet I feel a failure in everything. I already hear the voices of my conscience and the people around me saying "You’re just a teenager, you have time to improve yourself. After all, who in adolescence hasn’t had these inferiority complexes?" and yet, as much as I’m convinced, I suffer a lot especially in this damn quarantine period in which every little fear gets bigger. One thing about me that I’ve understood during this period is that the more I try to understand my problems, the more I try to get into them to understand them up close the more I get "messed up" more than I thought I was before, which in itself is an absurd contradiction for a girl studying Human Sciences, hahahaha!

"I’m alone in the middle of a thunderstorm", is a phrase of a song in which is expressed a feeling that I seem to experience in the first person in which several times I reflected myself: I laugh thinking about when I listened to it after the umpteenth disappointment of love suffered but now that I am "literally alone in the middle of a thunderstorm" I feel like crying.

Sometimes I also think about how even the simple fact of getting up in the morning and running to the bus being always late I miss it: I miss my everyday life, going to school walking under that infernal heat or that absurd cold (if there’s one thing I’ve learned is that in Assisi the weather doesn’t know any middle ground, I miss going out with friends, let alone the evenings I hated so much when we did the marathon of some Marvel movie.

I miss the sad and melancholic moments due to something or someone because in one way or another I could feel emotions. I miss the pre-concert anxieties, I miss calling Rachel and telling her that I’m under her house and hearing her screams where she says she’s indecent even if she’s always beautiful (even if she doesn’t realize it), I miss hearing Teresa screaming for the release of a concert date, I miss her screaming for some crap done, think how I’ve reduced myself (hahahah)!! I miss Giovanni and his "How can you like Frozen at sixteen?" even if he’s the first one who, if he hears the word "Star Wars", can’t help but start an endless speech about the perfection of that movie. I miss Beatrice’s sunshine that makes me happy even though I’m in the worst emotional condition.

I’m tired but at the same time happy because I know that one day, after all this, I’ll be able to embrace all my friends again stronger than before, now I know that I have to give more importance also to the small things that are not so small after all.

 

"Einer, keiner, hunderttausend"

Eine Frage, die mir immer wieder gestellt wird, lautet: "Hast du sowas je kommen sehen?“ Meine immer wiederkehrende Antwort auf diese Frage lautet: „Nein, ich hätte nie erwartet, dass dies alles eines Tages passieren würde.“ Manchmal lache ich, wenn ich daran denke: trotz der 43 Tage Quarantäne im Haus wirkt es immer noch so abstrakt und surreal... Als wir in meiner verhassten Schule die „Verlobten" studiert haben und von der Pest gesprochen wurde, konnte ich mir nicht vorstellen, was die Leute bei einer solchen Pandemie denken würden: es schien so weit weg von meinem Leben, denn wie konnte ich denken, dass ich in ein paar Wochen wegen einer WELTPandemie zu Hause bleiben müsste?

Ich glaube, diese Situation ist, wie ich bereits sagte, noch sehr weit von mir entfernt, vielleicht weil ich nicht akzeptieren will, mit meinen inneren Ungeheuern kämpfen zu müssen und sie gleichzeitig allein zu bekämpfen, denn egal, wie viel man jemandem anvertrauen kann, in diesen Situationen ist man ganz allein.

Ich glaube, es ist eine häufig gestellte Frage, die sich jeder oder zumindest die meisten Menschen in dieser Zeit gestellt haben, nämlich: „Wer bin ich?“ Ich war noch nicht in der Lage, es zu verstehen, vielleicht wegen meiner Unreife oder weil ich noch zu jung bin, um zu verstehen, wer ich wirklich bin. Wie Pirandello in „Uno, Nessuno e Centomila" sagen würde, hat jeder eine Maske für die verschiedenen Rollen, die er in seinem Leben zu spielen hat, und dennoch bin ich mit keiner dieser vielen Rollen zufrieden. Ich würde gerne für alle „Charaktere", die ich abdecke, viel sein und geben, und doch fühle ich mich in allem als Versager. Ich höre bereits die Stimmen meines Gewissens und der Menschen um mich herum, die sagen: „Du bist nur ein Teenager, du hast Zeit, dich zu verbessern. Denn wer in der Adoleszenz hat diese Minderwertigkeitskomplexe nicht schon gehabt", und doch leide ich, so sehr ich auch überzeugt bin, besonders in dieser verdammten Quarantänezeit, in der jedes bisschen Angst größer wird, sehr darunter. Eine Sache, die ich in dieser Zeit an mir verstanden habe, ist, dass ich, je mehr ich versuche, meine Probleme zu verstehen, je mehr ich versuche, mich in sie hineinzuversetzen, um sie aus der Nähe zu verstehen, desto mehr „durcheinander" werde ich, als ich vorher dachte, was an sich schon ein absurder Widerspruch für ein Mädchen ist, das Humanwissenschaften studiert, hahahaha!

„Ich bin allein mitten im Gewitter", lautet der Vers eines Liedes, in dem ein Gefühl ausgedrückt wird, das ich in der ersten Person zu erleben scheine, in der ich mich mehrmals reflektiert habe: Ich lache, wenn ich daran denke, als ich es nach der x-ten Enttäuschung der erlittenen Liebe hörte, aber jetzt, da ich buchstäblich „allein mitten im Gewitter" bin, ist mir zum Weinen zumute.

Manchmal denke ich auch darüber nach, wie ich selbst die einfache Tatsache, morgens aufzustehen und zum Bus zu rennen, weil ich immer zu spät komme, vermisse: Ich vermisse meinen Alltag, zur Schule zu gehen und unter dieser infernalischen Hitze oder dieser absurden Kälte zu laufen (wenn ich eines gelernt habe, dann, dass das Wetter in Assisi keinen Mittelweg kennt), ich vermisse das Ausgehen mit Freunden, ganz zu schweigen von den Abenden, die ich so sehr hasste, als wir den Marathon eines Marvel-Films machten.

Ich vermisse die traurigen und melancholischen Momente, die auf etwas oder jemanden zurückzuführen sind, weil ich auf die eine oder andere Weise Emotionen empfinden konnte. Ich vermisse die Ängste vor dem Konzert, ich vermisse es, Rachel anzurufen und ihr zu sagen, dass ich unter ihrem Haus bin, und ihre Schreie zu hören, wo sie sagt, sie sei unanständig, auch wenn sie immer schön ist (auch wenn sie es nicht merkt), ich vermisse es, Teresa nach der Veröffentlichung eines Konzerttermins schreien zu hören, ich vermisse es, dass sie schreit, weil irgendein Mist gemacht wurde, denkt nur, wie ich mich reduziert habe (hahahahah)! Ich vermisse Giovanni und sein „Wie kann einem Frozen at sixteen gefallen?", auch wenn er der erste ist, der, wenn er das Wort „Star Wars" hört, nicht umhin kann, eine endlose Rede über die Perfektion dieses Films zu halten. Ich vermisse den Sonnenschein von Beatrice, der mich glücklich macht, obwohl ich mich in der schlimmsten emotionalen Verfassung befinde.

Ich bin müde, aber gleichzeitig glücklich, weil ich weiß, dass ich nach all dem eines Tages alle meine Freunde wieder stärker als zuvor umarmen kann, jetzt weiß ich, dass ich auch den kleinen Dingen, die doch nicht so klein sind, mehr Bedeutung beimessen muss.

 

"Un, aucun et 100 000"

Une question qu’on me pose souvent est : « As-tu déjà vu cela venir ? » Ma réponse récurrente à cette question est que non, je ne m’attendais pas à ce que tout cela arrive un jour ; parfois je ris quand j’y pense : malgré les 43 jours de quarantaine passés dans la maison, cela semble toujours aussi abstrait et surréaliste... Quand, dans mon école tant détestée, nous avons étudié les « Fiancés » et qu’on a parlé de la peste, je ne pouvais pas imaginer ce que les gens pouvaient penser dans une telle pandémie : Cela me semblait si loin de ma vie, après tout, comment pouvais-je penser que dans quelques semaines je devrais rester à la maison à cause d’une pandémie MONDIALE ?

Je pense que cette situation est encore très loin de moi, comme je l’ai déjà dit, peut-être parce que je ne veux pas accepter de devoir me battre avec mes monstres intérieurs et en même temps les combattre seuls parce que, peu importe combien vous pouvez vous décharger sur quelqu’un, dans ces situations vous êtes tout seul.

Je pense qu’il s’agit d’une question commune que tout le monde ou du moins la plupart des gens se sont posés au cours de cette période : « Qui suis-je ? » Je n’ai pas encore pu le comprendre, peut-être à cause de mon immaturité ou parce que je suis encore trop jeune pour comprendre qui je suis vraiment. Comme dirait Pirandello dans « Uno, Nessuno e Centomila », chacun a un masque pour les différents rôles qu’il doit jouer dans sa vie et pourtant je ne suis satisfaite d’aucun de ces nombreux rôles. Je voudrais être et donner beaucoup pour tous les « personnages » que je couvre et pourtant je sens un échec en tout. J’entends déjà les voix de ma conscience et des personnes qui m’entourent me dire : « Tu n’es qu’une adolescente, tu as le temps de t’améliorer. Après tout, qui à l’adolescence n’a pas eu ces complexes d’infériorité » et pourtant, autant j’en suis convaincue, je souffre beaucoup, surtout dans cette fichue période de quarantaine où chaque petite peur s’amplifie. Une chose que j’ai comprise pendant cette période, c’est que plus j’essaie de comprendre mes problèmes, plus j’essaie d’y entrer pour les comprendre de près, plus je me « bousille » plus que je ne le pensais auparavant, ce qui est en soi une contradiction absurde pour une fille qui étudie les sciences humaines, hahahaha !

« Je suis seul au milieu d’un orage », est une phrase d’une chanson dans laquelle est exprimé un sentiment que je semble éprouver à la première personne dans laquelle je me suis reflétée plusieurs fois : je ris en pensant à ce que j’ai entendu après la énième déception de l’amour subi mais maintenant que je suis littéralement « seul au milieu d’un orage », j’ai envie de pleurer.

Parfois, je pense aussi au simple fait de me lever le matin et de courir jusqu’au bus en étant toujours en retard : ma vie quotidienne me manque, aller à l’école en marchant sous cette chaleur infernale ou ce froid absurde (s’il y a une chose que j’ai apprise, c’est qu’à Assise, le temps ne connaît pas de juste milieu), les sorties avec les amis me manquent, sans parler des soirées que je détestais tant quand nous faisions le marathon d’un film de Marvel.

Les moments tristes et mélancoliques dus à quelque chose ou quelqu’un me manquent parce que d’une manière ou d’une autre, je pouvais ressentir des émotions. Les angoisses d’avant-concert me manquent, je manque d’appeler Rachel et de lui dire que je suis sous sa maison et d’entendre ses cris où elle dit qu’elle est indécente même si elle est toujours belle (même si elle ne s’en rend pas compte), je manque d’entendre Teresa crier pour la sortie d’une date de concert, je manque de l’entendre crier pour une merde faite, pensez à comment je me suis réduite (hahahah) ! Giovanni me manque et son « Comment peux-tu aimer Frozen at sixteen ? » même si c’est le premier qui, s’il entend le mot « Star Wars », ne peut s’empêcher de commencer un discours sans fin sur la perfection de ce film. Le soleil de Béatrice me manque, il me rend heureux même si je suis dans le pire des états émotionnels.

Je suis fatiguée mais en même temps heureuse parce que je sais qu’un jour, après tout cela, je pourrai à nouveau embrasser tous mes amis plus fort qu’avant, maintenant je sais que je dois donner plus d’importance aussi aux petites choses qui ne sont pas si petites après tout.

 

"Uno, ninguno y 100.000"

Una pregunta que me hacen muchas veces es: “¿Alguna vez viste venir esto?" Mi respuesta recurrente a esta pregunta es que no, nunca esperé que un día todo esto sucediera; a veces me río cuando pienso en ello: a pesar de los 43 días de cuarentena pasados en la casa todavía parece tan abstracto y surrealista... Cuando en mi odiada escuela estudiamos a los "Novios" y se hablaba de la plaga, no podía imaginar lo que la gente podría pensar en una pandemia como esa: parecía tan lejos de mi vida, después de todo, ¿cómo podía pensar que en unas pocas semanas tendría que quedarme en casa por una pandemia MUNDIAL?

Creo que esta situación todavía está muy lejos de mí, como ya he dicho, tal vez porque no quiero aceptar tener que luchar con mis monstruos interiores y al mismo tiempo luchar contra ellos solo porque, por mucho que puedas desahogarte con alguien, en estas situaciones estás completamente solo.

Creo que es una pregunta común que todo el mundo, o al menos la mayoría de la gente en este período se ha preguntado es: "¿Quién soy?". No he podido entenderlo todavía, quizás por mi inmadurez o porque todavía soy muy joven para entender quién soy realmente. Como diría Pirandello en "Uno, Nessuno e Centomila" todos tienen una máscara para los diversos papeles que tiene que interpretar en su vida y, sin embargo, no estoy satisfecha con ninguno de estos muchos papeles. Me gustaría ser y dar mucho por todos los "personajes" que cubro y sin embargo me siento un fracaso en todo. Ya escucho las voces de mi conciencia y de la gente que me rodea diciendo: "Eres sólo una adolescente, tienes tiempo para mejorarte". Después de todo, ¿quién en la adolescencia no ha tenido estos complejos de inferioridad?" y sin embargo, por mucho que esté convencida, sufro mucho especialmente en este maldito período de cuarentena en el que cada pequeño miedo se hace más grande. Una cosa que he comprendido durante este período es que cuanto más trato de entender mis problemas, cuanto más trato de entrar en ellos para entenderlos de cerca, más me "ensucio" más de lo que pensaba que era antes, lo que en sí mismo es una contradicción absurda para una chica que estudia Ciencias Humanas, jajaja!

"Solo estoy en medio de una tormenta", es una frase de una canción en la que se expresa un sentimiento que parece experimentar en primera persona en el que varias veces me he reflejado: me río pensando en cuando lo escuché después de la enésima decepción de amor sufrida pero ahora que estoy literalmente “solo en medio de una tormenta" tengo ganas de llorar.

A veces también pienso en cómo el simple hecho de levantarse por la mañana y correr al autobús siempre llega tarde lo echo de menos: echo de menos mi vida cotidiana, ir a la escuela caminando bajo ese calor infernal o ese frío absurdo (si hay algo que he aprendido es que en Asís el tiempo no conoce ningún término medio), echo de menos salir con los amigos, por no hablar de las tardes que tanto odiaba cuando hacíamos el maratón de alguna película de Marvel.

Echo de menos los momentos tristes y melancólicos por algo o alguien porque de una manera u otra podía sentir emociones. Echo de menos las ansiedades pre-concierto, echo de menos llamar a Rachel y decirle que estoy debajo de su casa y escuchar sus gritos donde dice que es indecente aunque siempre está guapa (aunque no se dé cuenta), echo de menos escuchar a Teresa gritando por el lanzamiento de una cita de concierto, la echo de menos gritando por alguna mierda hecha, piensa en cómo me he reducido (jajaja)!! Echo de menos a Giovanni y su "¿Cómo te puede gustar Frozen at sixteen?" aunque sea el primero que, si escucha la palabra "Star Wars", no puede evitar empezar un discurso interminable sobre la perfección de esa película. Extraño el sol de Beatrice que me hace feliz aunque esté en la peor condición emocional.

Estoy cansada pero al mismo tiempo feliz porque sé que un día, después de todo esto, seré capaz de abrazar a todos mis amigos de nuevo más fuerte que antes, ahora sé que tengo que dar más importancia también a las pequeñas cosas que no son tan pequeñas después de todo.