Privacy in the world of social media
by Arianna Cassoni (2006) Liceo Sesto Properzio, Assisi/Italy on 2024-06-06



An Italian version is provided beneath the English one.
Thanks to Pixabay for the picture.

 

Is there still privacy in the world of social media?

Nowadays social media have become an essential part of our lives that can be seen as a positive thing but also as a negative one. As a teenager I really feel that my private life has been influenced by social media dynamics.

Entertainment apps like Instagram or Tik Tok are controlled by an algorithm that studies our actions and preferences to give us new content that reflects our tastes. To do this, these algorithms study us, our phones seem to be listening to us as we are talking and often show us advertisements of our favourite products.

Our privacy has been completely invaded by social media not only because they “spy” on us but also because they create addiction. The more we use these apps, the more we share what we do with others. The more we receive positive answers, comments or likes the more we are tempted to continue. The moment we post a photo, a video, or share a document, this belongs to the network and no longer to us. There are some privacy terms in the app settings, but they are inefficient considering how serious this issue is.

Over the last decade the world of social media has developed globally and entered our lives as a little spy. Social media have become a way to share entertaining experiences and make our days and our thoughts social. Not surprisingly we are wondering why we have lost our privacy. The answer is obvious, we have lost our privacy the second we created an account on our favourite social network!

Also, scammers and fraudsters collect information to access our personal information more easily. Research has proved that more than 90,000 people in the USA were victims of social media fraud in 2021, resulting in $770 million in losses, according to the Federal Trade Commission.

Source: Federal Trade Commissions United States’ official website

 

C’è ancora privacy nel mondo dei social media?

Al giorno d`oggi i social media sono diventati una parte essenziale della nostra vita e ciò può essere visto come una cosa positiva, ma anche negativa. Da adolescente sento molto che la mia vita privata è stata influenzata dalle dinamiche dei social media.

Le app di intrattenimento come Instagram o Tik Tok sono comandate da un algoritmo che studia le nostre azioni e le nostre preferenze per darci nuovi contenuti che rispecchiano i nostri gusti. Per farlo, questi algoritmi ci studiano, i nostri telefoni sembrano ascoltarci mentre parliamo dei nostri interessi e spesso ci propongono pubblicità dei nostri prodotti preferiti.

La nostra privacy è stata completamente invasa dai social media non solo perché ci esaminano, ma anche perché creano dipendenza. Più usiamo queste app, più condividiamo quello che facciamo e riceviamo risposte positive, commenti e “mi piace” e più siamo invogliati a continuare. Nell’attimo in cui pubblichiamo una foto, un video, o condividiamo un documento, questo appartiene alla rete e non più a noi, cancellando la privacy di cui prima godevamo. Nelle impostazioni delle app ci sono alcuni termini riguardanti la privacy ma sono impostazioni inefficaci rispetto alla gravità della situazione.

Nell’ultimo decennio il mondo dei social media si è sviluppato in maniera globale ed è entrato nelle nostre vite come una piccola spia. I social nascono appunto come un modo per condividere e rendere “social” le nostre giornate e i nostri pensieri. Non mi sorprende se ci domandiamo perché abbiamo perso la nostra privacy a causa dei social media. E la risposta è ovvia, abbiamo perso la nostra privacy nell’attimo in cui abbiamo creato un account.

Inoltre, impostori e truffatori raccolgono informazioni per ottenere facilmente l’accesso alle informazioni personali. Alcune ricerche hanno dimostrato che più di 90.000 persone negli Stati Uniti sono state vittime di truffe sui social media nel 2021, con conseguenti perdite per 770 milioni di dollari, secondo la Federal Trade Commission.